Negli ultimi giorni, in occasione di un congresso internazionale di chirurgia andrologica ricostruttiva tenutosi a Roma, si è molto parlato della possibilità che il quarto trapianto di pene al mondo possa essere effettuato in Italia. E’questo un intervento ancora raro ma con una lista di candidati vastissima: sono infatti migliaia gli uomini che vivono senza il pene. Le cause di amputazione infatti sono svariate: dai traumi pelvici (sul lavoro, automobilistici ecc.) alle infezioni, spesso conseguenza di circoncisioni finite male specialmente nei paesi africani, sino al tumore del pene che nei casi più gravi vede l’amputazione dell’organo come opzione standard per salvare la vita del paziente e diminuire il rischio di recidive. Ma cos’è e quanto è diffuso il tumore del pene?

Esistono diversi tipi di tumori del pene, ma nella stragrande maggioranza dei casi (95%) si tratta di carcinomi squamosi. Questi si dividono in due categorie: quelli che crescono verso l’esterno formando una massa polipoide e sono localizzati prevalentemente nel glande e quelli infiltranti che possono svilupparsi nel prepuzio o nel glande e solo raramente nell’asta.

Il tumore del pene è un tipo di cancro piuttosto raro – rappresenta meno dell’1% di tutti i tumori – ed è più diffuso nel sud-est asiatico (in particolare in Thailandia), in alcuni paesi del sud America (quali Brasile e Colombia) e in Africa. In Europa si verifica circa 1 nuovo caso ogni 100.000, e ad essere colpiti sono maggiormente gli uomini con più di 70 anni. L’Italia è perfettamente in linea con gli altri paesi del continente, con 0,7 casi ogni 100.000 maschi. L’incidenza di questo tumore è minore nei paesi industrializzati, dove esiste una più adeguata igiene intima, e nella popolazione ebraica e musulmana, cosa che fa pensare ad una diminuzione del rischio dovuta alla circoncisione.

I maggiori fattori di rischio sono la fimosi, una scarsa igiene locale, il fumo, una storia sessuale di molti partner, trattamenti con raggi UVA, presenza di condilomi e condizioni di infiammazione cronica quali, ad esempio, balanopostiti, lichen sclerosus e atrofico. E’ inoltre comprovato che l’HPV (human papilloma virus), soprattutto di tipo 16 e 18, è responsabile della trasmissione di verruche genitali, condilomi acuminati e carcinomi squamocellulari e lo si riscontra nel 40-50% dei casi di cancro del pene, anche se la sola infezione non è probabilmente sufficiente a causare il tumore in un uomo sano e immunocompetente.

Uno dei primi sintomi del tumore del pene è la variazione nell’aspetto, che potrebbe cambiare colore, diventare più sottile oppure ispessirsi in alcune aree. A volte si formano piccole ulcerazioni o noduli sul pene che possono essere dolorosi o del tutto asintomatici e piccole piaghette superficiali biancastre o rossastre sulla superficie interna del prepuzio o sulla superficie del glande, talvolta accompagnata dalla produzione di una secrezione irritante. Anche dei rigonfiamenti a livello della testa del pene potrebbero indicare la presenza di un tumore, mentre il gonfiore che interessa i linfonodi dell’inguine potrebbe essere il segno della diffusione della malattia. E’ sempre importante rivolgersi al medico, poiché nessuno di questi sintomi, da solo, basta per avere una diagnosi certa di tumore del pene, dato che gli stessi sintomi potrebbero essere causati anche da patologie benigne.

La rimozione del tumore primitivo con la chirurgia è la cura d’elezione per il trattamento di questa malattia. Se il tumore è superficiale, si può agire con la chirurgia laser. Negli altri casi la terapia sarà più incisiva, sebbene miri sempre alla conservazione della funzionalità e dell’aspetto estetico del pene.

La circoncisione può essere utile per i tumori circoscritti al prepuzio. Quando possibile, si ricorre all’asportazione semplice della massa tumorale e dei tessuti adiacenti, compresi eventualmente i linfonodi inguinali se interessati dalla neoplasia. Quando il tumore ha già invaso in profondità il pene, può essere necessario ricorrere alla sua asportazione parziale o totale.