Nella pratica clinica quotidiana ogni urologo si trova molto spesso a giustificare al paziente l’utilità dell’esplorazione rettale durante la visita. Tale manovra, certamente non piacevole, è vista quasi come offensiva e del tutto superflua da parte di molti pazienti piuttosto che una utile pratica diagnostica. Ma a cosa serve realmente? Le più importanti linee guida nazionali ed internazionali, soprattutto in campo urologico e chirurgico, indicano l’esplorazione rettale come una manovra diagnostica decisiva e sempre da farsi quando è presente un dolore soprattutto ai quadranti inferiori dell’addome, nei disturbi persistenti delle basse vie urinarie, nei disturbi ano-rettali e, anche in assenza di sintomi, dovrebbe far parte comunque della valutazione urologica soprattutto nella diagnosi del cancro prostatico e nella chirurgia generale del cancro colon-rettale. In campo uro-andrologico, ma anche nella chirurgia generale, un preciso e mirato esame clinico permette in molti casi di sospettare e anche diagnosticare lesioni tumorali, indicare altri accertamenti diagnostici capaci di confermare o perfezionare la sospetta diagnosi del problema clinico affrontato, capire l’urgenza del problema che si deve affrontare, chi è lo specialista da cui eventualmente orientare il paziente: urologo, andrologo, proctologo, gastroenterologo o chirurgo. Uno dei più importanti scopi di questo esame è senza dubbio lo studio della ghiandola prostatica. Insieme al dosaggio ematico dell’antigene prostatico specifico (PSA), l’esplorazione rettale digitale della prostata rappresenta infatti un’indagine di primo livello per identificare i soggetti che presumibilmente, anche se non necessariamente, hanno sviluppato un carcinoma prostatico. Scopo della procedura è la percezione tattile di ingrandimenti, irregolarità, nodosità ed aumenti di consistenza (durezza) della ghiandola, che consentano di distinguere una prostata sana, da un’ipertrofia prostatica benigna e da un carcinoma della prostata o, ancora, infiammazioni della ghiandola stessa.

La utilità di tale visita rettale nasce dal fatto che la prostata e le vescicole seminali sono posizionate “all’interno” dell’addome , mentre sono nel contempo perfettamente palpabili attraverso l’ano e quindi valutabili clinicamente con facilità fornendo all’urologo dati di estrema importanza. L’esplorazione rettale digitale della prostata non è dolorosa. E’ sicuramente un’esperienza fastidiosa, ma non così gravosa o imbarazzante, soprattutto se il medico che la esegue ha esperienza e se il paziente non oppone resistenza alla penetrazione. Pertanto, si può capire come da un semplice gesto minimamente fastidioso si possono apprendere una moltitudine di informazioni utili per il medico per impostare un trattamento o un percorso diagnostico adeguato. Allo stesso modo una completa ed accurata valutazione ginecologica non può prescindere da un’esplorazione vaginale. Come le donne che si rivolgono al proprio ginecologo non si pongono mai la domanda del perché esista ancora la visita “interna” alla vagina così anche per l’uomo dovrebbe scomparire la paura ancestrale dell’esplorazione rettale.