Il diabete mellito è una patologia metabolica la cui prevalenza è in crescente aumento in tutti i paesi. Secondo i dati dell’International Diabetes Federation, più di 371 milioni di persone sono affette da diabete mellito nel mondo, con una prevalenza dell’8,3%. In Europa, la sua prevalenza raggiunge i valori del 6,7%; inoltre nel 38,6% dei casi il diabete mellito non viene diagnosticato. Pertanto, dei 55 milioni di diabetici, circa 21,2 milioni di essi non sanno di esserne affetti. A differenza di quanto comunemente si creda, il diabete non è una malattia degli anziani: la percentuale dei trentenni diabetici è infatti cresciuta del 76% negli ultimi 10 anni. Dalla osservazione dei tassi di fertilità nei paesi occidentali si evince come l’aumento della prevalenza del diabete mellito sia strettamente associato con il calo dei tassi di natalità e fecondità. Ciò è dovuto ad un aumento preoccupante degli uomini diabetici in età riproduttiva. Il diabete, infatti, coinvolge un numero allarmante di bambini e adolescenti; inoltre, le diete occidentali, le abitudini di vita e l’obesità nei giovani contribuiscono in modo rilevante all’insorgenza del diabete mellito in questa fascia di popolazione. Il diabete mellito è riconosciuto come causa di molteplici complicazioni della funzione riproduttiva maschile come impotenza, eiaculazione retrograda, ipogonadismo, ed infertilità. Nella popolazione diabetica l’analisi del liquido seminale dimostra che la motilità spermatica è significativamente più bassa, e al microscopio elettronico lo sperma dei diabetici esibisce una più alta percentuale dei difetti di morte programmata per selezione naturale (apoptosi)  e di immaturità rispetto allo sperma dei non-diabetici. Le possibili spiegazioni attualmente accreditate circa il rapporto tra diabete e infertilità maschile comprendono le ipotesi che:

  • il diabete mellito influenzi gli equilibri ormonali (asse ipotalamo-ipofisi-testicolo) mediante la capacità, legata all’azione insulinica, di interferire con la normale pulsatilità degli ormoni gonadotropine (LH in particolare ed FSH);
  • il diabete mellito influenzi negativamente la produzione degli spermatozoi (spermatogenesi) mediante un effetto diretto sul testicolo dovuto all’iperglicemia che creerebbe un ambiente inadeguato alterando non tanto il numero, quanto la qualità (morfologia e vitalità) degli stessi;
  • l’obesità, così frequentemente presente nel diabete mellito, possa essa stessa costituire un fattore di rischio aggiuntivo dal momento che può determinare un ipogonadismo ipogonadotropo.


Resta da chiarire se la durata della malattia diabetica e/o la qualità del controllo metabolico possano influire in maniera decisa su quanto fin qui descritto in relazione al rapporto tra diabete e infertilità maschile. Certamente però l’aderenza ad un regime alimentare più salutare e l’attività fisica sono stati associati ad un miglioramento della funzione erettile sia in soggetti obesi che in soggetti affetti da sindrome metabolica oltre che ad una riduzione dei livelli dei principali markers di infiammazione, dell’assetto lipidico e della salute dei vasi sanguigni in generale.

Dunque in termini di prevenzione del danno va sicuramente incoraggiata la diffusione già tra gli adolescenti ed i giovani di messaggi proponenti uno stile di vita salutare con una dieta basata sull’elevato consumo di frutta, verdura, cereali integrali e olio di oliva e lo svolgimento quotidiano di attività fisica, con le relative ripercussioni sulla futura potenzialità riproduttiva. Tuttavia per i soggetti adulti diabetici che inizino la ricerca di un figlio risulta consigliabile una consulenza andrologica con esame del liquido seminale per escludere gli eventuali danni della malattia sul liquido seminale e sfruttare al meglio tutte le opportunità terapeutiche che la scienza medica può offrire.