La calcolosi urinaria è una condizione patologica caratterizzata dalla presenza di calcoli nelle vie urinarie. Tali calcoli possono localizzarsi a qualsiasi livello delle vie urinarie: calici, pelvi, uretere, vescica e uretra. Di solito si formano a livello renale e successivamente possono migrare nell’uretere dove, ostacolando il deflusso dell’urina, causano la colica renale. Altre volte, invece, i calcoli possono rimanere nel rene e non essere di tipo ostruttivo, tanto che il paziente non sa nemmeno di essere affetto da questa condizione.

La colica renale rappresenta il sintomo più frequente della presenza di un calcolo nelle alte vie escretrici. Solitamente la colica insorge in maniera improvvisa, soprattutto di notte o nelle prime ore del mattino con un dolore acuto in sede lombare irradiato, nella maggior parte dei casi, obliquamente verso il basso e in direzione dei genitali esterni. Il dolore rapidamente raggiunge il suo acme e la sua durata è in genere di qualche minuto o di qualche ora, più raramente dura qualche giorno e nessuna posizione corporea riesce a diminuirne l’intensità. Alla colica si accompagna spesso nausea, vomito, tachicardia, febbre preceduta da brividi ed ematuria (macroscopica o microscopica).

I calcoli non sono tutti uguali in quanto possono presentare una differente struttura minerale. L’ossalato di calcio è il maggior costituente. Altre sostanze, da sole o in associazione tra loro, sono l’acido urico, la struvite (da infezione), la cistina e la xantina.

Come è possibile diagnosticare la calcolosi?

L’esame strumentale che viene effettuato in prima istanza è l’ecografia renale e vescicale. Questa metodica tuttavia non permette di evidenziare agevolmente quei calcoli posti nell’uretere lombare o iliaco, a meno che non vi si associ una dilatazione dell’uretere posto a monte del calcolo. Si può poi ricorrere ad una radiografia diretta dell’addome, alla TC senza contrasto o all’ URO-TC ( TC con mezzo di contrasto con studio della fase urografica), che è l’esame con maggiore sensibilità e specificità nella diagnosi di calcolosi.

Quale è la terapia per la calcolosi?

La scelta del tipo di trattamento dipende da molteplici fattori. I fattori principali sono le dimensioni, la sede e la natura del calcolo. Calcoli inferiori ai 5 mm possono essere espulsi spontaneamente, mentre solo i calcoli di acido urico possono essere sciolti con terapia medica. In alcuni casi è indicata la litotrissia extracorporea con onde d’urto. In altri si ricorre a procedure endoscopiche o percutanee che consentono di frammentare i calcoli con diverse fonti di energia come il laser o gli ultrasuoni.

Si può prevenire la calcolosi?

A seconda della natura del calcolo abbiamo di fronte fattori di rischio o malattie, anche molto diverse fra loro, che richiedono trattamenti diversificati. Nonostante ciò è possibile identificare delle norme dietetiche e comportamentali generali da poter seguire: bere almeno due litri di acqua al giorno, preferire alimenti di origine vegetale, consumare con moderazione cibi ad alto contenuto di ossalato (tè nero, cacao, spinaci) e limitare l’apporto di proteine animali. Inoltre non bisogna eliminare dalla dieta latte, yogurt e formaggi freschi, bensì limitare l’apporto di zuccheri semplici, colesterolo, acidi grassi saturi e sale, preferendo carboidrati complessi e l’olio d’oliva. Non per ultimo bisogna controllare il peso corporeo e praticare regolare attività fisica.

Da ciò si evince che per la calcolosi valgono le stesse regole da tenere presenti per la prevenzione del rischio cardiovascolare, che consistono nel seguire una dieta quanto più varia possibile associata all’esercizio fisico e ad una buona idratazione. Per quanto riguarda la calcolosi calcica, spesso si ritiene che una dieta ipocalcica riduca il rischio di recidiva, invece numerosi studi hanno dimostrato che una dieta eccessivamente ridotta nel suo apporto calcico può costituire un fattore di rischio per la nefrolitiasi calcica aumentando, inoltre, il rischio di osteoporosi.